ORIGINI DELLA CITTA’ Il borgo fu sicuramente teatro delle guerre dei sanniti contro i popoli della Campania (473 a.C.) e contro i romani, che successivamente se ne impadronirono. Alcuni studiosi ritengono che furono proprio i romani a dare il nome al villaggio, che dovette vantare notevole floridezza durante l’impero. La denominazione in latino medioevale «CasaHirta», riflette quasi certamente un complesso abitativo costruito in altura, con forte pendio. LONGOBARDI e NORMANNI I Longobardi esercitavano il potere per mezzo dei Ducati: uno di questi fu il ducato di Benevento, a cui Casa Hirta fu incorporata nell’848 circa. Fu a lungo contesa a questo dai principati vicini di Napoli, Salerno e Capua, restando a quest’ultima nell’879, e precisamente a Pandulfo di Capua che ne fu il primo Conte. Fino al IX secolo Casertavecchia vide un notevole incremento della sua popolazione: l’inizio delle incursioni saracene spingeva, infatti, gli abitanti della pianura a cercare rifugio in luoghi montani più sicuri e difendibili, il che portò al trasferimento della sede vescovile nel borgo montano. Fino al secolo XII la storia di Casa Hirta si confonde con quella della contea di Capua, inserendosi nelle lotte interne tra i signori Longobardi, Bizantini e Napoletani. Quando i Normanni la conquistarono nel 1057, Riccardo I, conte di Aversa, la eresse in contea per Roberto di Lauro nel 1062. Passò nel 1183 al figlio Guglielmo ed alla sua morte, nel 1199, al figlio Roberto. I nuovi conquistatori, pur nella loro durezza, portarono un pò d’ordine e di autorità. Accanto ad un maggiore sviluppo della popolazione e della vita urbana, sorsero la Cattedrale, voluta dal vescovo Rainulfo, il Palazzo Vescovile ed altri importanti edifici pubblici. Casertavecchia.jpg SVEVI ed ANGIOINI Il Borgo, passato agli Svevi, conobbe il suo momento di maggiore importanza, anche nel campo politico, sotto il conte Riccardo di Lauro, del casato dei Sanseverino, valido consigliere e fiduciario di Federico II di Svevia. In questo periodo iniziarono i lavori del campanile e si aggiunse al castello la grande torre cilindrica, detta «Maschio», coeva delle famose architetture federiciane di Capua (1224-1239). Con la conquista angioina (1268) la contea fu affidata temporaneamente a Federico di Laisalto. Successivamente, re Carlo D’Angiò la confiscò per assegnarla a Guglielmo de Beaumont (italianizzato in Belmonte), l’ammiraglio francese che lo aveva salvato con la sua nave. Nel 1269, alla morte di Belmonte, la contea venne affidata a Bertando del Balzo e nel 1283 passò a Ludovico Roheriis, già giustiziere di Calabria e poi di Terra di Lavoro. Nel 1294 la città ebbe un nuovo feudatario, Goffredo Caetani di Sermoneta, fratello del Papa Bonifacio VIII. Quindi, nel 1310 passò al catalano Diego de Lahart (italianizzato in Della Ratta), di cui parla il Boccaccio nella sesta giornata del Decamerone, giunto in Italia al seguito di donna Violante d’Aragona. Il più famoso dei conti Della Ratta fu Francesco, che combattè vittoriosamente e il cui mausoleo si può ammirare nel Duomo di Casertavecchia. ARAGONA-ACQUAVIVA Con l’inizio della dominazione aragonese (1442) Casertavecchia vide lentamente, ma inesorabilmente, sminuire la sua importanza, tanto che la residenza comitale venne trasferita in pianura nel villaggio Torre, l’attuale Caserta. Una momentanea ripresa di Casertavecchia avvenne nel 1486, anno in cui Caterina Della Ratta sposa Cesare d’Aragona, figlio naturale di Ferdinando II: per l’occasione l’antico castello viene restaurato in forme catalane. Nel 1504 Cesare d’Aragona muore senza eredi e il feudo viene incamerato dalla monarchia che lo cede a Ferdinando d’Andrada. Nel 1509 Caterina recupera la contea Sotto gli Aragona, i conti casertani si imparentarono con la dinastia spagnola, sino a che, nel 1533, la contea venne eletta in principato. Con il conte Giulio Antonio Acquaviva (1578-1596), quando già da tempo si era avuto ormai un maggiore sviluppo della città verso il piano, la residenza comitale veniva trasferita definitivamente nel villaggio Torre, che ben presto si sviluppa superando di gran lunga gli altri casali della Caserta medievale. Rimaneva ancora, a dare un certo splendore alla città sui monti, la presenza del Vescovo e la studiosa operosità del Seminario. Ma il destino era ormai segnato! Nel 1604 anche la residenza episcopale venne trasferita a valle. Nel 1635 il feudo passò ad Anna Acquaviva, maritata a Francesco Caetani, duca di Sermoneta. Così i Caetani, ritornati in possesso di Caserta dopo tre secoli e mezzo, la tennero quasi ininterrottamente fino al 1750. DECADENZA della CASERTA ANTICA Con i Caetani si inizia il lento decadimento delle proprietà finché, nel 1750, Michelangelo Caetani.vendette, per la somma di 409.343 ducati, la contea di Caserta alla regina Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo di Borbone. Nello stesso anno Casertavecchia diventò città regia, ma si avviò il periodo di forte decadenza che porterà a temere per questa città un destino da “Pompei del Medioevo”, senza più vita e, soprattutto, senza memoria della civiltà che l’aveva fortemente connotata durante tutta l’età longobarda e normanna. Nel 1752 il re Carlo affidava a Luigi Vanvitelli l’incarico di costruire il Palazzo Reale. La costruzione della Reggia innesca il processo di urbanizzazione, che porterà alla scomparsa del villaggio Torre, per far sorgere al suo posto l’odierna Caserta. Con l’avvento dei Borbone finiva l’importanza dell’antico borgo, diventando la Reggia il centro di ogni attività. Nel 1842 Papa Gregorio XVI trasferì definitivamente a Caserta la Cattedrale ed il suo capitolo. L’antica Cattedrale, trasformata in parrocchia, venne affidata a pochi monaci francescani. Il 15 ottobre 1960 il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, emanò un decreto che dichiarava la cittadella medievale “monumento nazionale“. A testimonianza dell’antico splendore restano i ruderi del vecchio castello, la superba cattedrale con il suo maestoso campanile, le stradine e l’intero borgo nella sua architettura siculo-normanna
pezonea
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